«Tutto, in questo mondo, tende verso il male. Nessuno fa eccezione, nessuno ha scelta e tutti finiscono dalla parte sbagliata della storia»: in Uroboros il confine tra bene e male è sottile e tende sempre a oscillare verso un’Apocalisse in agguato, inevitabile forse, in un mondo stravolto non solo dalla magia, ma dalla stessa natura umana.
L’Umanità è stravolta dall’introduzione della golemantica e i Maestri della Mente, o Psicopompi, hanno il compito di guidarla verso l’affrancamento dalla realtà e dalla tirannia degli Artefici.
Una Profezia, un’Apocalisse in agguato, il Serpente di Fuoco, l’atteso Jinas che verrà a liberare gli uomini dalla menzogna: ma qual è la realtà e qual è invece l’inganno? Quante vite si possono sacrificare in nome di un “bene superiore”?
Ad Aleph-Shin tutto oscilla tra sonno e veglia, tra realtà e coscienza. Forme di vita incorporee, virali e parassitarie, attuano un gioco complesso, di cui Nove Arconti manovrano i fili, in un proliferare di fazioni gestite da aristocratici, funzionari, ministri del clero, spie, maghi e proiezioni oniriche.
La Città Vecchia e le strade di Suburbia ospitano storie impregnate di vino e dalessena, coscienze addormentate, cadute nel peccato. Tra simbolismo e richiami archetipici, tutti ricercano la propria sopravvivenza, tra inganni e agguati perenni, nello specchio amaro di un’Umanità irrimediabilmente in
declino. Fin dove si spingerà l’essere umano, esperto nell’arte della menzogna come arma di sopravvivenza?
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