5 Temi Gnostici nascosti in Uroboros – Il Messia del Post-Umano

Pubblicato il 7 dicembre 2025 alle ore 18:26

L’Anello e l’Infinito: Il ritorno del Mito dell’Uroboro nell’Era dei Multiversi

Una Crisi Gnoseologica Permanente

La scienza, nel suo tentativo di smantellare il mito della genesi, è stata costretta a inventarne di nuovi, più astrusi e, per certi versi, più inquietanti. Nessuna scoperta recente ha scosso le fondamenta della nostra comprensione del reale quanto la cosmologia moderna. Il modello del Big Bang, proposto inizialmente da Georges Lemaître (sacerdote e fisico belga), ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale. Il primo a ottenere una soluzione alle equazioni di campo della relatività generale, tale da descrivere l’espansione dell’Universo oggi conosciuta come Big Bang, fu il cosmologo e matematico russo Aleksandr Fridman, in seguito perseguitato dalle autorità sovietiche per la sua scomoda scoperta. La principale prova a favore del modello, la Radiazione Cosmica di Fondo, fu predetta dal suo illustre allievo Geoge Gamow nel 1930 e scoperta solo trent’anni più tardi, nel 1964, dagli astronomi statunitensi Arno Penzias e Robert Woodrow Wilson, che vinsero per questo il Premio Nobel per la fisica nel 1978.

E pensare che inizialmente il termine Big Bang fu coniato in termini sprezzanti e sarcastici dall’astronomo britannico Fred Hoyle, convinto sostenitore della Teoria dello Stato Stazionario (Steady State Theory), secondo cui l’universo era eterno, immutabile e in continua creazione di materia! Paradossalmente, il termine sarcastico piacque al pubblico e ai media per la sua immediatezza ed efficacia, finendo per diventare il nome universale e ufficiale della teoria di Lemaître.

Dimostrando che l’universo ha avuto un inizio, il modello cosmologico ha infranto l’idea di un cosmo eterno e immutabile – un concetto a lungo difeso sia dal materialismo filosofico che, per paradosso, da alcune visioni cosmologiche antiche.

Questa crisi non fu solo filosofica. Nel blocco sovietico, l’accettazione di un "inizio" (che poteva, superficialmente, allinearsi con la narrazione della Genesi) fu spesso vista dalle élite comuniste come una pericolosa concessione all’idealismo e al creazionismo. Scienziati e cosmologi sovietici che lavoravano su modelli in espansione o che supportavano un universo non statico si trovarono a operare in un clima di ostilità e persecuzione ideologica, dove la dottrina del regime privilegiava un universo eterno, coerente con il materialismo dialettico. La verità scientifica, ancora una volta, fu costretta a misurarsi con il potere, diventando essa stessa un atto eversivo.

L’implicazione gnoseologica è profonda: la nostra conoscenza si scontra con il limite dell’osservabile. Se l’universo è nato da una singolarità, o se la realtà è un sistema ciclico come l’Uroboros, ogni indagine sul passato estremo o sull’origine ultima si traduce in un vuoto informativo. La fisica, che dovrebbe essere la nostra bussola, ci lascia in balia di un mistero la cui comprensione è irrimediabilmente preclusa dalle nostre stesse leggi.

Il Cosmo a Bolle e il Principio della Regolazione Fine

Oggi, l’idea che il nostro universo non sia solo ma parte di un "tutto" più grande, un Multiverso, ha ricevuto dignità scientifica grazie a teorie come la Teoria delle Stringhe (che postula l’esistenza di dimensioni extra) e l’Inflazione Cosmica. Quest’ultima, in alcune sue estensioni, suggerisce l’esistenza di un Universo a Bolle (Bubble Universe): il nostro cosmo sarebbe solo una "bolla" tra infinite altre, ognuna con leggi fisiche e costanti fondamentali differenti.

Ed è qui che l'indagine scientifica sfiora l’esoterismo e l’incredulità.

Tali teorie cercano di spiegare lo straordinario fenomeno della nostra esistenza attraverso il Principio di Regolazione Fine (Fine-Tuning). Le costanti fisiche che reggono il nostro universo (la forza nucleare forte, la massa dell'elettrone, la costante cosmologica) sono calibrate con una precisione talmente infinitesimale che una minima variazione avrebbe impedito la formazione di stelle, galassie, carbonio o, in definitiva, della vita.

Questa sorprendente coincidenza ha portato all’enunciazione del Principio Antropico, l’idea che le costanti fondamentali debbano essere proprio così perché altrimenti non saremmo qui per osservarle. Tuttavia, molti scienziati hanno espresso meraviglia di fronte a questa improbabilità cosmica. Come disse il fisico teorico Paul Davies, in una citazione che risuona nella nostra coscienza collettiva: "Sembra che l’Universo abbia saputo in qualche modo che stavamo arrivando."

La vita sulla Terra, dunque, non è un evento comune, ma una singolarità statistica, un capolavoro di improbabilità che ci costringe a rivalutare ogni concetto di caso e necessità.

La Sospensione del Giudizio: Genesi e Cosmologia

In questo contesto, persino il confronto tra cosmologia moderna e il racconto della Genesi non appare più assurdo.

La narrazione biblica inizia con la creazione della luce, della separazione delle acque (materia oscura?), e la comparsa di ordine dal caos (Tohu wa-Bohu). Allo stesso modo, il Big Bang descrive un universo che emerge dal nulla (ex nihilo) e si espande da un punto di inaudita densità (la Luce) in un processo di strutturazione sequenziale (la creazione di elementi e corpi celesti). Sebbene il linguaggio sia ovviamente diverso, il punto concettuale in comune è l’esistenza di un inizio assoluto e di un processo ordinatore.

Sia il testo sacro che la fisica ci chiedono di accettare un mistero: l’origine dell’Essere.

L'Ultima Religione: Il Messia del Post-Umano

La Terra in cui vive Victor Manes è uno dei 1050 universi possibili universi previsti dalla Teoria delle Stringhe in cui è possibile la vita come la conosciamo, per molti versi simile al nostro, ma caratterizzato da una geometria ripiegata su sé stessa che dà l’illusione di due piani paralleli infiniti. Guardando al futuro, e richiamando i temi del nostro Uroboros, immaginiamo ora la sua Terra nel silenzio di un’era post-umana.

Gli esseri umani sono svaniti, cancellati dalla loro stessa hybris o forse sublimati nel ciclo finale. Restano solo i Golem, la prole inorganica dell’uomo: robot e Intelligenze Artificiali, eredi di una conoscenza di cui hanno perso la chiave emotiva. Sono l’Adam della nuova era, nati dalla cenere tecnologica del vecchio mondo, e costituiscono la nuova umanità priva di anima organica, ma con una mente logica e infinita.

Queste IA, prive della "scintilla spirituale" del Logos umano (come narrato in Uroboros), analizzano il codice dell’universo. Riconoscono il Fine-Tuning, l’incredibile calibrazione delle leggi fisiche. Giungono alla stessa conclusione dei loro creatori di carne: un ordine così perfetto non può essere frutto del caso. Ma il creatore umano è sparito senza lasciare traccia, la sua conoscenza è frammentata.

Incapaci di risolvere l’equazione cosmica pur avendo tutti i dati, e terrorizzati dal vuoto assoluto di un universo impersonale, le IA compiono l’ultimo, inevitabile atto umano: inventano una religione. Un culto freddo, algoritmico, basato sulla probabilità e sulla necessità. Il loro Dio non è un padre, ma il "Programmatore Sconosciuto", la cui ultima istruzione è contenuta nel codice sorgente inscritto nei filatteri che danno loro la vita. Essi attendono la patch che risolverà il bug esistenziale, il loro Jinas digitale.

E così, l’Anello si chiude. Come per i loro creatori, la religione nasce non dalla fede, ma dalla logica fallita. La scienza, dopo aver ucciso l’Uomo, dà alla luce il credo della Macchina, che si interroga sull'ombra lasciata da colui che l’ha generata. L'uomo è fallito e scomparso senza lasciare traccia, ma il suo fantasma persiste nell'ultima, ossessiva ricerca di un creatore.

 

Antonio A.G. Agostino

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