1. Il Demiurgo e i suoi Arconti: La Prigione della Realtà

Pubblicato il 21 dicembre 2025 alle ore 11:43

5 Temi Gnostici/Alchemici Nascosti in Uroboros – Il Messia del Post-Umano

di Antonio Agostino, Scrittore, Insegnante, Astronomo ed Esoterista.

Quando ho concepito Uroboros – Il Messia del Post-Umano, il mio obiettivo non era semplicemente scrivere una storia fantasy dai toni cupi e onirici, ma costruire un impianto di simboli ermetici nascosti che parlassero al lettore da dietro le scene, basato su princìpi esoterici e filosofici che permeano a vari livelli le emanazioni della nostra stessa realtà.

Per i lettori che amano scavare oltre la superficie del Dark Fantasy, ecco cinque concetti chiave – tratti dallo Gnosticismo e dalla Tradizione Alchemica – che sono il vero scheletro del mondo di Aleph-Shin.

1. Il Demiurgo e i suoi Arconti: La Prigione della Realtà

Nel cuore della filosofia gnostica c’è l’idea che il mondo materiale non sia stato creato dall’Essere Assoluto, ma da una Sua emanazione secondaria, un’entità dal potere inimmaginabile ma non infinito, priva di morale e compassione – il Demiurgo.

In Uroboros, questo concetto si manifesta negli Artefici e, in modo più pressante, nei Nove Arconti. Queste entità non sono semplicemente "cattivi" da romanzo; sono parassiti cosmici. Essi governano la società di Aleph-Shin non con spade o eserciti, ma manipolando la mente e la coscienza, mantenendo l’umanità in uno stato di sonno spirituale perpetuo. La loro tirannia è sottile, virale e burocratica, un richiamo diretto alla sensazione di alienazione che molti provano nella società moderna. Ma la loro esistenza ha un aspetto teleologico, in quanto svolgono una funzione precisa nel percorso di evoluzione animica di chi si incarna nella materia. Non molto diversi da leggi matematiche o, per certi versi, virus estremamente complessi, essi sono necessari per rendere più credibile e densa l’esperienza terrena fatta di apparenza e illusione.

Nell’opera ho voluto dare forma a questi archetipi attraverso l’utilizzo delle Maschere della Commedia dell’Arte. Le maschere, figure apparentemente burlesche e stereotipate, diventano le figure demoniache degli Arconti. Ogni Arconte si cela dietro un ruolo sociale (aristocratico, funzionario, ministro del clero) che ne incarna la funzione di controllo:

  • La maschera del potere: incarna la vanità e l’ambizione.
  • La maschera del servo: incarna l’obbedienza cieca e la paura.

Queste maschere rappresentano le "ristrettezze mentali, i pregiudizi e le credenze" che imprigionano la mente umana. L’unica via d’uscita è essere un "Uomo Libero": qualcuno dotato di atteggiamento mentale imparziale, disposto ad abbracciare la conoscenza attiva e passare "dalle tenebre alla Luce".

Antonio A.G. Agostino

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